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"A distanza di pochi anni Vanni Bianconi conferma le premesse di "Faura dei morti" scavando nelle assenze, fiutando l'abbandono dei corpi, disseminando lo spazio di visi e nomi. I molti luoghi, da Patmos a Roma, da Città del Messico a Milano fino alla "rossa" Svizzera, non sono sfondi, ma schegge che s'incuneano nella pelle del testo. Al lago che insegna coraggio e "pudore" si affiancano visioni che scompongono e disconnettono la prospettiva, relazioni scoscese, ma anche felicità trattenute come in "Spalancato e scuro". Con un tono quieto, a volte haggadico, il libro incide ritratti indimenticabili, biografie attraverso cui scroscia la storia ma disegna anche tregue di paesaggi e cose. Acque, foschia, briciole nei piatti, brani di conversazioni sono i materiali di una poesia che unisce rigore a compassione".